Recentemente è stato scoperto un brevetto dal titolo “Tecniques for Emotion Detection and Delivery Content” (brevetto nr. US20150242679) presentato per conto del monolite libertariano dei Social Media; Facebook.
Questo brevetto ha un che d’inquietante, poiché si spiega come la fotocamera di uno smartphone o la webcam di un notebook possa essere utilizzata per visualizzare il viso di un utente e determinare il suo stato emozionale. In pratica Facebook sarà in grado, analizzando le immagini del nostro viso, di identificare il nostro stato mentale e determinare cosa mostrarci per farci rimanere il più a lungo possibile sul sito.
Tutti questi strumenti che Facebook ci “regala”, per farci comunicare le nostre emozioni in modo sempre più reale, non sono altro che strumenti di una strategia di fidelizzazione dei propri utilizzatori, strategia in cui «anche la comunicazione sociale viene sottomessa alla modalità del gioco: la ludicizzazione della comunicazione sociale procede insieme alla commercializzazione. Essa distrugge, tuttavia, la comunicazione umana.» [Han – Psicopolitica]
Adesso gli stati emotivi sono registrati da Facebook tramite le emoticon (faccine), nel caso delle notizie o dei messaggi pubblicitari, o tramite il colore di sfondo, quando si scrive un post. Poiché non risulta facile trasmettere l’umore in un semplice messaggio di testo, anche se la comunicazione sui Social è molto emotiva, ecco che con i nuovo brevetto, oltre a un riconoscimento facciale, il sistema potrebbe raccogliere dati da altri dispositivi come la tastiera, il mouse, il touch pad, il touch screen in modo da prevedere lo stato emotivo basandosi sulla velocità di battitura, sulla pressione dei tasti, sul movimento, sfruttando per esempio l’accelerometro del cellulare).
Fantascienza? No… Facebook non è nuovo a esperimenti di contagio emotivo tramite l’alterazione del news feed (Contagio emotivo e pressione sociale), o addirittura, durante le giornate elettorali (anche in Italia, sia pur con “molta discrezione”, durante le elezioni amministrative del 2016, compariva e scompariva il pulsante “Ho votato”, fino a non farlo più comparire).
Viste le notevoli polemiche suscitate dai precedenti esperimenti, Facebook ha subito provveduto a sostenere che «i brevetti non devono essere considerati come indicazioni dei piani futuri».
Ma viene però da chiedersi come mai Comey (ex direttore dell’FBI) abbia insistito affinché tutti i dipendenti dell’agenzia coprissero le telecamere dei loro computer, o come mai Zuckerberg (che conosce molto bene cosa fa la sua creatura) copra con del nastro la webcam e il microfono del suo notebook.
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