Social Media & Dataveillance nasce dalla necessità di analizzare, sotto diversi punti di vista, i Social Media e la Dataveillance, e per riflettere su temi quali le nuove tecnologie, i nuovi media, la sorveglianza sociale e le nuove forme di lavoro.
Social Media perché applicazioni gratuite quali Facebook, Twitter e Google stanno sempre più trasformando il nostro modo di lavorare, giocare e comunicare. Ormai per centinaia di milioni di persone la condivisione dei contenuti attraverso i Social Media è diventata una parte importante della loro vita. Sappiamo parecchio di come i Social Media hanno e stanno cambiando le attività economiche, di come rimodellano le istituzioni, trasformano le nostre pratiche sociali e organizzative, ma sappiamo poco sull’impatto a livello psicologico e ai condizionamenti e al controllo sociale che essi possono avere.
Dataveillance perché è un concetto definito come il monitoraggio sistematico delle azioni e delle comunicazioni delle persone attraverso l’applicazione delle tecnologie dell’informazione, e che sta diventando un mezzo di controllo di individui e gruppi di individui. In pratica le finalità sono quelle di individuare persone di cui potrebbe valer la pena di sottoporle a sorveglianza personale, e di incanalare il comportamento di gruppi di persone.
E dove meglio dei Social Media noi esprimiamo le nostre posizioni, rendiamo altri partecipi delle nostre scelte e azioni, comunichiamo, e continuiamo ad alimentare i loro algoritmi con i dati che continuamente forniamo e con i quali, involontariamente, contribuiamo al nostro stesso controllo?
Ovviamente questo non vuole essere un blog cospirazionista, ma un blog che pone al centro l’analisi del fenomeno del controllo sociale sotto punti di vista diversi. Ma non sarà solo un blog in cui si parlerà solo di controllo sociale, ma in cui si prenderanno in esame e si cercheranno le relazioni fra trasformazione della società, nuovi media (uso e nuove forme di comunicazione) e sviluppo delle tecnologie dell’informazione.
Si cercherà pertanto di analizzare i dispositivi e le forme di cui siamo inconsapevolmente vittime ed esecutori, utilizzati per creare nel nostro immaginario dei falsi bisogni che ci allontanano sempre più dai bisogni reali.
Abbiamo visto come gli Stati-nazione si siano indeboliti a favore di organismi sovranazionali che determinano tempi e modi di sviluppo della nuova società che va a disegnarsi; una società molto più fluida e dinamica. Questo cambiamento ha portato a una ridefinizione dell’offerta politica da cui sono spariti i partiti fondati su un’ideologia, o si sono trasformati (come nel caso del PCI-PDS-PD), o sono nate nuove formazioni (come nel caso del M5S), partiti e movimenti tutti in linea con il neoliberismo; tutti funzionali ad “un’opposizione” legale, integrati all’interno di un sistema che trasforma le differenze degli interessi in conflitto in differenze all’interno della società costituita. Questa nuova società ha, però bisogno di un controllo molto più capillare, ha bisogno di un numero crescente di dati e di informazioni su tutti noi e di conseguenza, di una più estesa sorveglianza, che spazia dalle telecamere agli angoli delle strade alla rete internet.
Ecco perché sarà importante analizzare l’uso che viene fatto delle tecnologie dell’informazione nei luoghi di lavoro, come nella scuola e nella sanità, ovvero rivedere sotto un’altra ottica le riforme del lavoro, ma anche l’introduzione di metodologie lavorative come WCM e Ergo-UAS, la riforma della scuola e della sanità, espandendoci anche ad analizzare nuove forme economiche come il cosiddetto capitalismo delle piattaforme.
«Se un tempo, con una forzatura terminologica definito premodernità, il potere era centrato sul ruolo del capofamiglia o del capo tribù, nella modernità il potere di controllo sociale si sposta su quelle istituzioni nate come punto di mediazione tra interessi particolaristici diversi, nota come Stato-nazione, sino a giungere alla postmodernità dove il potere è situato in un punto indefinito: il mercato. […] All’interno di questo scenario ci si chiede quale sia il ruolo delle nuove tecnologie della comunicazione, il ruolo di internet, della sorveglianza nella rete. Sempre più vita si trasferisce in rete, nel virtuale, ragion per cui è in questo mondo che bisogna ricercare i nuovi meccanismi del controllo sociale.» [Massimo Ragnedda “La società postpanottica” – ARACNE editrice 2008].
Su questi temi il blog vuole essere un luogo di confronto in modo che sia possibile aggiornare il bagaglio tecnico e teorico per capire quali sono le nuove forme di controllo sociale che la società postmoderna pone in atto: capire i legami tra questi fenomeni in modo da dotarci di strumenti e conoscenze in grado di governare correttamente il nostro approccio verso di essi.
«La vostra mente sarà impressa su una scheda e poi rinchiusa in un piccolo cassetto e quando vorranno farvi comprare qualcosa vi chiameranno, quando vorranno farvi morire per il profitto di certo ve lo faranno sapere. Quindi ogni giorno fate qualcosa che non possa essere misurato». [Wendell Berry]