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sabato, 27 Luglio 2024

Die­ci, cen­to, mil­le pagi­ne fes­sbuck

Esi­ste una sini­stra alter­na­ti­va in Ita­lia? Discu­te? Si mobi­li­ta? Coin­vol­ge? Si orga­niz­za? Togliat­ti oggi direb­be “… per ogni cam­pa­ni­le una pagi­na Face­book …”?

La sini­stra alter­na­ti­va discu­te, orga­niz­za even­ti, si mobi­li­ta, fa opi­nio­ne, coin­vol­ge, inven­ta lea­der e opi­nio­ni­sti … in altre paro­le, è viva. Ver­reb­be da dire, che per ogni com­pa­gno che ha abban­do­na­to il pro­prio impe­gno e la pro­pria posi­zio­ne poli­ti­ca, cen­to mani abbia­no rac­col­to il fuci­le abban­do­na­to (o per­lo­me­no la ban­die­ra abban­do­na­ta)… ver­reb­be da dire, per­ché in real­tà le cen­to mani si sono arma­te, anzi han­no impu­gna­to, tastie­re e mou­se, e si sono mes­se a digi­ta­re fre­ne­ti­ca­men­te su blog e social net­work. For­se sareb­be più giu­sto dire che, la sini­stra alter­na­ti­va è vir­tual­men­te viva (che non è la stes­sa cosa di dire “è viva”). La sini­stra oggi offre, nell’immaterialità del­la rete, in que­gli ambien­ti vir­tua­li e for­mat­ta­ti che sono i blog e i social net­work, tut­ta la sua vita­li­tà nel­la costru­zio­ne di un’alternativa; un’alternativa mol­to faci­le da edi­fi­ca­re, per­ché per con­tri­buir­ci basta pre­me­re il bot­to­ne «mi pia­ce».

E a sof­fia­re sul fuo­co dei social net­work, come pro­pul­so­ri rea­li di rivol­te (come quel­le degli ulti­mi mesi nei pae­si nor­da­fri­ca­ni e nel mon­do ara­bo), ci si met­to­no pure gli opi­nio­ni­sti di mez­zo mon­do, impe­gna­ti a rita­gliar­si il loro pez­zet­ti­no di noto­rie­tà. Non c’è dub­bio che i social net­work, e in par­ti­co­la­re Face­book, ma anche i mes­sag­gi scam­bia­ti con Twit­ter, o le noti­zie dif­fu­se attra­ver­so Wiki­leaks, o i video pub­bli­ca­ti su You­tu­be, han­no qual­co­sa a che fare con le rivol­te nel mon­do ara­bo. Han­no qual­co­sa a che fare, ma il voler spie­ga­re che quan­to sia acca­du­to o che stia acca­den­do sia dovu­to all’impatto del­le tec­no­lo­gie infor­ma­ti­che, rap­pre­sen­ta un’esagerazione bel­la e buo­na. La scrit­tri­ce maroc­chi­na Lai­la Lala­mi, ha scrit­to su Twit­ter “Inter­net faci­li­ta la comu­ni­ca­zio­ne, ma da sola non tie­ne le per­so­ne in piaz­za per quat­tro set­ti­ma­ne”. E per­ché non cita­re i flash mob, ter­mi­ne che indi­ca una riu­nio­ne di grup­pi di per­so­ne che pon­go­no in esse­re un’azione comu­ne in uno spa­zio pub­bli­co; riu­nio­ne che si dis­sol­ve in bre­vis­si­mo tem­po. I flash mob sono orga­niz­za­ti attra­ver­so inter­net e i social net­work; ci si radu­na a una cer­ta ora in un cer­to posto e, ad esem­pio, si rima­ne tut­ti in mutan­de alzan­do dei car­tel­li, e poi via tut­ti a casa a tag­gar­si e a tag­ga­re gli ami­ci, sul­le mutan­de altrui. Ecco la spie­ga­zio­ne del per­ché i flash mob sono bre­vis­si­mi: si deve cor­re­re a tag­ga­re. È vero che sono pos­si­bi­li alcu­ne obie­zio­ni, peral­tro legit­ti­me: come il rag­giun­ge­re con que­sti mez­zi, per­so­ne con cui diver­sa­men­te non sareb­be pos­si­bi­le con­fron­tar­si, o il fare giun­ge­re un mes­sag­gio diver­so da quel­lo di regi­me (anche a cau­sa del­la cen­su­ra media­ti­ca nei con­fron­ti del­la sini­stra alter­na­ti­va). Que­ste obbie­zio­ni, però, non intac­ca­no il tema fon­da­men­ta­le: inter­ro­ga­re e inda­ga­re la real­tà, come han­no fat­to i comu­ni­sti nel nove­cen­to, par­ten­do dal­la mate­ria­li­tà, dai rap­por­ti di for­za, riem­pien­do spa­zi fisi­ci per costrui­re con­tro­po­te­re e con­flit­to socia­le. Che la sini­stra alter­na­ti­va sia mol­to impe­gna­ta, con le sue capa­ci­tà, la sua ric­chez­za, il suo tem­po, a uti­liz­za­re la rete ai pro­pri fini, per la costru­zio­ne di nuo­vi modi di rela­zio­ni e comu­ni­ca­zio­ni, è segno di sta­re al pas­so con i tem­pi, è segno di voler ripren­de­re a riem­pi­re gli spa­zi, sia pure imma­te­ria­li come quel­li del web. Augu­ria­mo­ci solo che non sia un altro pas­so, maga­ri incon­sa­pe­vo­le, ver­so una nuo­va sta­gio­ne di riflus­so e scon­fit­te. Non vor­rem­mo che qual­cu­no abbia sosti­tui­to il ter­mi­ne “con­flict” con “net­work”, per­ché non sono sino­ni­mi. “La poli­ti­ca ini­zia quan­do fini­sce la riu­nio­ne e si va a par­la­re fra la gen­te, con chi non è comu­ni­sta”, dis­se un com­pa­gno duran­te una riu­nio­ne del col­let­ti­vo di reda­zio­ne. Si, è un comu­ni­sta dell’altro seco­lo; se fos­se sta­to un po’ più moder­no avreb­be det­to “La poli­ti­ca ini­zia quan­do fini­sce la riu­nio­ne, ci si col­le­ga a Face­book, e si clic­ca si «mi pia­ce» nei com­men­ti di chi si dichia­ra comu­ni­sta”. Quan­do su Fes­sbuk ver­rà crea­to l’evento “Pre­sa del Palaz­zo d’Inverno” avver­ti­te­ci, potrem­mo non esse­re tra gli ami­ci di chi lo ha crea­to. Vor­rem­mo poter clic­ca­re su «par­te­ci­pe­rò», per­ché non vor­rem­mo esse­re cri­ti­ca­ti di non aver­lo pre­mu­to, maga­ri per­ché distrat­ti dal­la dif­fu­sio­ne del nostro gior­na­le fuo­ri dai can­cel­li di una fab­bri­ca.

Una tag­ga­ta vi sep­pel­li­rà!

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