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venerdì, 26 Luglio 2024

Con­ta­gio emo­ti­vo e pres­sio­ne socia­le

Con­ta­gio emo­ti­vo

Face­book ha con­dot­to un espe­ri­men­to sul con­ta­gio emo­ti­vo, coin­vol­gen­do oltre 600 mila uten­ti. L’esperimento è sta­to con­dot­to attra­ver­so l’alterazione del tono dei post (o sto­rie, come le chia­ma Face­book), in modo da evi­den­zia­re i mes­sag­gi posi­ti­vi o nega­ti­vi man­da­ti agli/dagli ami­ci. Sono poi sta­te moni­to­ra­te le rispo­ste degli ami­ci per vede­re l’im­pat­to che la noti­zia ave­va avu­to sul loro atteg­gia­men­to.

«I risul­ta­ti mostra­no un con­ta­gio emo­ti­vo», ha scrit­to il team di scien­zia­ti di Face­book, in un arti­co­lo pub­bli­ca­to dal­la rivi­sta PNAS (Pro­cee­dings of the Natio­nal Aca­de­my of Scien­ces of the Uni­ted Sta­tes of Ame­ri­ca).

Quan­do sono sta­te ridot­te le espres­sio­ni posi­ti­ve, le per­so­ne han­no pro­dot­to meno post posi­ti­vi e più post nega­ti­vi. Quan­do sono sta­te ridot­te le espres­sio­ni nega­ti­ve, si è veri­fi­ca­to l’opposto. Que­sti risul­ta­ti indi­ca­no che le emo­zio­ni espres­se da altri uten­ti su Face­book, influen­za­no le nostre emo­zio­ni, non tra­mi­te con­tat­to fisi­co ma tra­mi­te un con­ta­gio attra­ver­so una rete socia­le.

Que­sto lavo­ro sug­ge­ri­sce che anche sen­za un’in­te­ra­zio­ne rea­le con una per­so­na, i segna­li non ver­ba­li non sono stret­ta­men­te neces­sa­ri per gene­ra­re un con­ta­gio emo­ti­vo, e che l’os­ser­va­zio­ne di espe­rien­ze posi­ti­ve o nega­ti­ve altrui costi­tui­sce un’e­spe­rien­za posi­ti­va o nega­ti­va anche per le altre per­so­ne. La nostra men­te inter­pre­ta costan­te­men­te gli sti­mo­li ester­ni, e quin­di anche i post o i com­men­ti, gene­ra­no un nostro coin­vol­gi­men­to emo­ti­vo.

Qua­le lezio­ne si può trar­re da que­sto espe­ri­men­to? Se effet­ti­va­men­te, è pos­si­bi­le influen­za­re emo­ti­va­men­te (sia posi­ti­va­men­te sia nega­ti­va­men­te) degli ami­ci rea­li dan­do loro una buo­na o una brut­ta noti­zia que­sto espe­ri­men­to dimo­stra che è pos­si­bi­le esse­re influen­za­ti anche da ami­ci vir­tua­li, per­so­ne che maga­ri non cono­scia­mo, che maga­ri non esi­sto­no. Se oggi la tv deter­mi­na l’o­pi­nio­ne pub­bli­ca, doma­ni saran­no i Social Media a deter­mi­nar­la?

Pres­sio­ne socia­le

Un altro espe­ri­men­to da pren­de­re in con­si­de­ra­zio­ne, per le sue pos­si­bi­li riper­cus­sio­ni, è sta­to con­dot­to il 2 novem­bre 2012, gior­na­ta del­le ele­zio­ni del con­gres­so degli Sta­ti Uni­ti, e ha visto coin­vol­ti tut­ti gli uten­ti di Face­book, degli USA, sopra i 18 anni: espe­ri­men­to che ha coin­vol­to oltre 61 milio­ni di uten­ti. Lo stu­dio è sta­to pub­bli­ca­to su “Natu­re”.

Il cam­pio­ne è sta­to divi­so in tre grup­pi: il pri­mo, cir­ca 611 mila uten­ti (l’1%) ha rice­vu­to un “mes­sag­gio infor­ma­ti­vo” in cima al loro news feed (bache­ca), che li inco­rag­gia­va ad anda­re a vota­re comu­ni­can­do alcu­ne infor­ma­zio­ni sui seg­gi loca­li; era inol­tre pre­sen­te un pul­san­te “I voted” (ho vota­to), e un con­ta­to­re che indi­ca­va quan­ti uten­ti ave­va­no pre­mu­to quel pul­san­te. Il secon­do grup­po, il più nume­ro­so, che era com­po­sto da oltre 60 milio­ni di uten­ti (il 98%), ha rice­vu­to un “mes­sag­gio socia­le”, in altre paro­le un mes­sag­gio che oltre a con­te­ne­re tut­ti gli ele­men­ti pre­sen­ti nel “mes­sag­gio infor­ma­ti­vo” (man­da­to al pri­mo grup­po), mostra­va anche le imma­gi­ni di sei ami­ci, sele­zio­na­ti in modo casua­le, che ave­va­no pre­mu­to il pul­san­te “I voted”. Il ter­zo grup­po, costi­tui­to dal restan­te 1%, non ha rice­vu­to nes­sun mes­sag­gio.

Il risul­ta­to è sta­to quel­lo di un aumen­to di per­so­ne che si sono reca­te a vota­re (la sti­ma è di 340 mila votan­ti in più), spin­te, da un lato, dal “mes­sag­gio infor­ma­ti­vo”, dall’altro influen­za­te dal com­por­ta­men­to dei pro­pri ami­ci.

Que­sto stu­dio, che ha susci­ta­to note­vo­li pole­mi­che, come anche il pre­ce­den­te, dimo­stra anco­ra una vol­ta come il mon­do vir­tua­le pos­sa modi­fi­ca­re i com­por­ta­men­ti nel mon­do rea­le, ma anche, come Face­book pos­sa esse­re sfrut­ta­to per spo­sta­re l’ago del­la bilan­cia poli­ti­ca ver­so un can­di­da­to piut­to­sto che un altro. Sem­bra che que­sto l’esperimento sia sta­to ripe­tu­to duran­te le ele­zio­ni del­lo scor­so novem­bre.

Pres­sio­ne socia­le due

Ma non è fini­ta cer­to qui, per­ché a fine giu­gno di quest’anno, quan­do la Cor­te Supre­ma degli USA ha san­ci­to che il matri­mo­nio omo­ses­sua­le è un dirit­to costi­tu­zio­na­le, Face­book ha mes­so subi­to a dispo­si­zio­ne un fil­tro arco­ba­le­no (Rain­bow fil­ter) che pote­va esse­re sovrap­po­sto alla foto­gra­fia del pro­prio pro­fi­lo, per festeg­gia­re que­sta sen­ten­za.

Come pure, in que­ste ulti­me ore è sta­to mes­so a dispo­si­zio­ne un fil­tro con i colo­ri del­la ban­die­ra fran­ce­se, per espri­me­re la pro­pria soli­da­rie­tà alla Fran­cia.

Se i “data scien­ti­st” cali­for­nia­ni han­no stu­dia­to i mec­ca­ni­smi con cui si inne­sca­no pro­ces­si vira­li che riguar­da­no le emo­zio­ni o le dina­mi­che del voto, per­ché i cam­pi dei dirit­ti o del­la soli­da­rie­tà non dovreb­be­ro esse­re per loro, nuo­vi cam­pi di stu­dio? Tenen­do con­to anche del fat­to che nel caso del­la “French fil­ter”, il cam­pio­ne è a livel­lo mon­dia­le e quin­di mol­to più ampio del pre­ce­den­te.

In tut­ti i casi, dal con­ta­gio emo­ti­vo, al Rain­bow fil­ter, il risul­ta­to è sta­to quel­lo che le per­so­ne, al di là del­le pro­prie con­vin­zio­ni, sono con­dot­te a fare lo stes­so quan­to più sono espo­ste ad atteg­gia­men­ti simi­li, dipen­den­ti anche dal­la noto­rie­tà del per­so­nag­gio. È quin­di leci­to chie­der­si se que­ste pre­se di posi­zio­ne, unen­do­si e cer­can­do una rete socia­le cui appog­giar­si, ser­vo­no dav­ve­ro a qual­co­sa? Se l’impegno on line è vera­men­te un ten­ta­ti­vo con­cre­to di cam­bia­re il mon­do.

Ma le nostre pre­se di posi­zio­ni, e di con­se­guen­za tut­ti i nostri dati che cedia­mo a Face­book e che il Data Scien­ce di Face­book, imma­gaz­zi­na, ana­liz­za, stu­dia, aggre­ga, riven­de, non ser­vo­no solo a ren­de­re più ric­chi Mark Zucher­berg e gli azio­ni­sti di Face­book?

Espri­mia­mo la nostra soli­da­rie­tà ai Fran­ce­si e con­tem­po­ra­nea­men­te ali­men­tia­mo l’intelligenza del Capi­ta­le per­met­ten­do­gli una nostra pro­fi­la­zio­ne e la con­se­guen­te aggre­ga­zio­ne in grup­pi con pro­fi­li simi­li, in altre paro­le ali­men­tia­mo noi stes­si una for­ma di sor­ve­glian­za non solo com­mer­cia­le, e che cer­ca di pla­sma­re il nostro com­por­ta­men­to su stra­de pre­sta­bi­li­te.

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