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sabato, 27 Luglio 2024

Un algo­rit­mo per valu­ta­re gli stu­den­ti

Pos­sia­mo imma­gi­na­re un doma­ni sen­za più scuo­le? Alme­no come sia­mo abi­tua­ti a inten­der­le clas­si­ca­men­te?

Se un algo­rit­mo è in gra­do di pre­ve­de­re la capa­ci­tà di uno stu­den­te a risol­ve­re i pro­ble­mi, ana­liz­zan­do le sue per­for­man­ce pas­sa­te, indi­vi­duan­do dove potreb­be ave­re del­le lacu­ne, e for­man­do un qua­dro glo­ba­le del­la sua cono­scen­za … pos­sia­mo senz’altro rispon­de­re SI.

Alcu­ni ricer­ca­to­ri del­la Stan­ford Uni­ver­si­ty insie­me a Goo­gle, han­no mes­so a pun­to un algo­rit­mo che ana­liz­za le pre­sta­zio­ni, su pro­ble­mi del pas­sa­to, indi­vi­duan­do dove gli stu­den­ti ten­do­no ad anda­re male. Que­sto algo­rit­mo potreb­be rive­lar­si così effi­ca­ce da eli­mi­na­re test e esa­mi.

Non è un’idea nuo­va quel­la di moni­to­ra­re, tra­mi­te dei pro­gram­mi, i pro­gres­si di uno stu­den­te, ma i pochi ten­ta­ti­vi fat­ti fino­ra, non ave­va­no sfrut­ta­to un appren­di­men­to pro­fon­do, ana­liz­zan­do gran­di quan­ti­tà di dati.

Il team gui­da­to da Chris Piech a Stan­ford ha inse­ri­to più di 1,4 milio­ni di rispo­ste di mate­ma­ti­ca for­ni­te dagli stu­den­ti sul­la piat­ta­for­ma di appren­di­men­to onli­ne Khan Aca­de­my. Han­no ordi­na­to le doman­de per tipo­lo­gia, come, per esem­pio, quel­le che coin­vol­go­no le radi­ci qua­dra­te o i dia­gram­mi car­te­sia­ni.

Con tut­te que­ste infor­ma­zio­ni, il siste­ma ha comin­cia­to a stu­dia­re le cono­scen­ze di ogni sin­go­lo stu­den­te rela­ti­va­men­te ad ogni tipo di doman­da. In que­sto modo si sono potu­te indi­vi­dua­re le lacu­ne di appren­di­men­to e quin­di dove rivol­ge­re gli sfor­zi per col­mar­le.

Alla fine il siste­ma potreb­be diven­ta­re tal­men­te pre­ci­so (per ora la pre­ci­sio­ne è dell’85%) che si potreb­be­ro di fat­to abo­li­re gli esa­mi, poi­ché sareb­be il siste­ma stes­so a valu­ta­re lo stu­den­te.

Già ver­so la fine degli anni ’80, un “grup­po di lavo­ro edu­ca­zio­ne” dell’ERT (Euro­pean Round Table of Indu­stria­lists) in un docu­men­to dal tito­lo “Edu­ca­zio­ne e com­pe­ten­za in Euro­pa”, ave­va indi­vi­dua­to l’istruzione e la for­ma­zio­ne come inve­sti­men­ti stra­te­gi­ci e vita­li per il futu­ro del­le impre­se, e deplo­ra­va il fat­to che l’insegnamento e la for­ma­zio­ne sia­mo sem­pre sta­ti con­si­de­ra­ti dai gover­ni come un affa­re inter­no, sen­za che le azien­de potes­se­ro influen­za­re i pro­gram­mi didat­ti­ci. [“Edu­ca­tion et com­pé­ten­ce en Euro­pe” – ERT 1989].

Que­sto docu­men­to è però solo il pri­mo di una lun­ga serie di docu­men­ti tesi ad affer­ma­re «l’importanza stra­te­gi­ca vita­le del­la for­ma­zio­ne e dell’educazione per la com­pe­ti­ti­vi­tà euro­pea», que­sto per­ché i dato­ri di lavo­ro recla­ma­no lavo­ra­to­ri «auto­no­mi, in gra­do di adat­tar­si ad un con­ti­nuo cam­bia­men­to e di accet­ta­re sen­za posa nuo­ve sfi­de». [“Une édu­ca­tion euro­péen­ne, Ver­ses une socié­té qui apprend” – ERT 1995]

«La popo­la­zio­ne euro­pea deve impe­gnar­si in un pro­ces­so di appren­di­men­to per­ma­nen­te» e, a tal fine, «sarà neces­sa­rio che tut­ti gli indi­vi­dui che impa­ri­no, si muni­sca­no di stru­men­ti peda­go­gi­ci di base, pro­prio come fan­no con una tele­vi­sio­ne». [“Inve­stir dans la con­nais­san­ce, L’integration de la tech­no­lo­gie dans l’education euro­péen­ne” – ERT 1997]

I car­di­ni prin­ci­pa­li di que­sta mer­ci­fi­ca­zio­ne dell’istruzione, dove l’istruzione stes­sa diven­ta mer­ce e lo stu­den­te clien­te, si basa su alcu­ne paro­le fon­da­men­ta­li qua­li, com­pe­ten­ze, for­ma­zio­ne per­ma­nen­te, ICT, rap­por­ti con le impre­se, mobi­li­tà, cit­ta­di­nan­za.

Alcu­ni di que­sti con­cet­ti son lega­ti a dop­pio filo tra loro, come com­pe­ten­ze, for­ma­zio­ne per­ma­nen­te e rap­por­ti con le impre­se. Que­sto signi­fi­ca, per esem­pio, che le scuo­le che han­no rap­por­ti con del­le azien­de dovran­no for­ma­re indi­vi­dui con le com­pe­ten­ze adat­te al “mer­ca­to del lavo­ro” (un doma­ni valu­ta­te attra­ver­so degli algo­rit­mi) in modo da sgra­va­re le azien­de dai costi di ri/qualificazione, e dove gli indi­vi­dui saran­no già coscien­ti del fat­to che se voglio­no rima­ne­re appe­ti­bi­li per il “mer­ca­to del lavo­ro” dovran­no prov­ve­de­re essi ste­si alla loro for­ma­zio­ne duran­te quel­lo che una vol­ta era comu­ne­men­te defi­ni­to “tem­po libe­ro”.

ICT, per­ché l’utilizzo del­le nuo­ve tec­no­lo­gie è giu­sti­fi­ca­ta dal­le poten­zia­li­tà che que­ste offri­reb­be­ro sul pia­no peda­go­gi­co. In real­tà, l’elevare com­pu­ter e inter­net a prio­ri­tà in mate­ria di inno­va­zio­ne sco­la­sti­ca, è per­ché l’insegnamento è pen­sa­to come vei­co­lo di cre­sci­ta eco­no­mi­co.

Inol­tre con il ter­mi­ne cit­ta­di­nan­za ci si pre­oc­cu­pa di pro­muo­ve­re, attra­ver­so l’educazione, quel­la che vie­ne defi­ni­ta «cit­ta­di­nan­za atti­va» del­le gio­va­ni gene­ra­zio­ni, attra­ver­so l’utilizzo di pra­ti­che «peda­go­gi­che demo­cra­ti­che» e la crea­zio­ne di «spa­zi di demo­cra­zia» nel­le scuo­le. [“L’apprentissage à la citoyen­ne­té acti­ve” – E. Cres­son 1997]

Il capi­ta­le ha sem­pre avu­to la neces­si­tà di edu­ca­re le per­so­ne al lavo­ro in fab­bri­ca (e alla sua divi­sio­ne gerar­chi­ca), e in que­sta sua fun­zio­ne è sem­pre sta­to coa­diu­va­to dall’organizzazione sta­ta­le e dai media, sot­to il suo con­trol­lo (diret­to o indi­ret­to).

Nel­lo sta­to post-moder­no le strut­tu­re del pote­re han­no come com­pi­to lo svi­lup­po e la cre­sci­ta del­la socie­tà, e quin­di han­no biso­gno di una gran­de strut­tu­ra coer­ci­ti­va che ha come sco­po prin­ci­pa­le quel­lo di orien­ta­re i com­por­ta­men­ti del­le mas­se per garan­ti­re l’ordine socia­le, ma anche per garan­ti­re la soprav­vi­ven­za e lo svi­lup­po del siste­ma capi­ta­li­sta.

Tut­te le rifor­me sco­la­sti­che di que­sti ulti­mi anni, dal­la rifor­ma Ber­lin­guer del 2001, sono anda­te in que­sta dire­zio­ne; una dire­zio­ne in cui il capi­ta­le ha intra­vi­sto un nuo­vo mer­ca­to glo­ba­le.

 

Le idee domi­nan­ti del­la socie­tà equi­val­go­no alle idee del­le clas­si domi­nan­ti
[K. Marx]

Una con­for­te­vo­le, levi­ga­ta, cagio­ne­vo­le demo­cra­ti­ca non liber­tà pre­va­le nel­la civil­tà indu­stria­le avan­za­ta, segno di pro­gres­so tec­ni­co
[H. Mar­cu­se]

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