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sabato, 27 Luglio 2024

Indu­stria 4.0: benes­se­re gene­ra­le e Cor­po di Rico­stru­zio­ne e Boni­fi­ca (par­te 1)

Sem­pre più spes­so fra i media main­stream ita­lia­ni e all’interno degli ambien­ti indu­stria­li ed eco­no­mi­ci si sen­te par­la­re di “Indu­stria 4.0”: la quar­ta rivo­lu­zio­ne indu­stria­le. Si trat­ta di un tema anco­ra poco cono­sciu­to e poco dibat­tu­to. Per capi­re que­sto nuo­vo para­dig­ma dell’industrialismo sarà neces­sa­rio entra­re nel det­ta­glio del­le tec­no­lo­gie che por­ta­no a que­sto nuo­vo sce­na­rio pro­dut­ti­vo, e inda­ga­re in spe­cial modo cosa c’è effet­ti­va­men­te die­tro a que­sta rivo­lu­zio­ne, qua­li sono gli stru­men­ti che la ren­do­no pos­si­bi­le e come cam­bie­rà in futu­ro il lavo­ro ma soprat­tut­to come cam­bie­ran­no le nostre vite.


Visio­ni da un cyber futu­ro pros­si­mo

«Ilium, New York, è divi­sa in tre par­ti.

A nord ove­st stan­no i diri­gen­ti indu­stria­li e gli inge­gne­ri e i loro fun­zio­na­ri gover­na­ti­vi e pochi pro­fes­sio­ni­sti; a nord est stan­no le mac­chi­ne; e a sud, al di là del fiu­me Iro­quois, c’è quel ter­ri­to­rio noto come Home­stead, dove vive gran par­te del­la popo­la­zio­ne.»

Ini­zia così il roman­zo di fan­ta­scien­za “Distrug­ge­te le mac­chi­ne” di Kurt Von­ne­gut, scrit­to nel 1952, che ci descri­ve un’America in cui regna un’apparente benes­se­re. In que­sto roman­zo Von­ne­gut ci rega­la una visio­ne di una socie­tà in cui le mac­chi­ne han­no com­ple­ta­men­te sosti­tui­to l’uomo e, con­tem­po­ra­nea­men­te, lo han­no com­ple­ta­men­te svuo­ta­to di ogni inte­res­se. Gra­zie all’impiego mas­sic­cio del­le mac­chi­ne l’uomo è sta­to sosti­tui­to in ogni atti­vi­tà manua­le, e in gran par­te, anche in quel­le intel­let­tua­li. La popo­la­zio­ne, resa un puro sog­get­to con­su­ma­to­re, pur for­ni­ta di ogni con­fort pos­si­bi­le, è però con­fi­na­ta in ghet­ti sepa­ra­ti dal­le cit­ta­del­le dove le mac­chi­ne e i loro signo­ri domi­na­no incon­tra­sta­ti. In que­sti ghet­ti la vita del­le per­so­ne si svol­ge nel­la mise­ria intel­let­tua­le più com­ple­ta e, pur di fare qual­che cosa si è costret­ti a com­pie­re lavo­ri degra­dan­ti e per­si­no inu­ti­li, tra­mi­te il Cor­po di Rico­stru­zio­ne e Boni­fi­ca, defi­ni­ta dagli stes­si appar­te­nen­ti “Puz­zo e Rot­ta­mi”.

Von­ne­gut ritrae una socie­tà gui­da­ta da una vera e pro­pria dit­ta­tu­ra di clas­se, dove tec­no­cra­ti e indu­stria­li mano­vra­no il pae­se in base ai pro­pri inte­res­si.

Industria 4.0 - Social Media & DataveillanceLa descri­zio­ne degli enor­mi capan­no­ni di mac­chi­ne, pie­ni di segni nove­cen­te­schi, che Von­ne­gut ci rega­la, sono però mol­to distan­ti dagli avve­ni­ri­sti­ci repar­ti, qua­si sen­za pre­sen­za uma­na, dell’impianto rea­liz­za­to da GE Avio Aero nel distret­to aero­spa­zia­le di Came­ri per l’additive manu­fac­tu­ring[1]. Un capan­no­ne di vetro a due pia­ni, dove sopra ci sono gli open spa­ce, con i moni­tor e le sale di con­trol­lo, e sot­to le mac­chi­ne che pro­du­co­no a ciclo con­ti­nuo palet­te per tur­bi­ne, attra­ver­so un pro­ces­so alter­na­ti­vo e/o com­ple­men­ta­re a quel­lo del­le due fab­bri­che nove­cen­te­sche per anto­no­ma­sia: la fon­de­ria e l’officina metal­mec­ca­ni­ca, dove però sono com­ple­ta­men­te assen­ti tut­ti i segni di que­ste fab­bri­che: rumo­re, calo­re, spor­ci­zia, cas­se, olio… tute blu.

Vie­ne leci­to doman­dar­si qua­le sarà il futu­ro che l’industria 4.0 ci riser­va?

Indu­stry 4.0

Sia­mo dav­ve­ro entra­ti nel­la quar­ta rivo­lu­zio­ne indu­stria­le?

È una doman­da che ci si sta ponen­do da un po’ di tem­po a que­sta par­te, ovve­ro da quan­do i media del­la bor­ghe­sia ci stan­no indot­tri­nan­do sul­la magni­fi­cen­za dell’industria 4.0, media che in que­sto caso, ripren­do­no il loro vec­chio ruo­lo di dare un con­tri­bu­to ideo­lo­gi­co e cul­tu­ra­le, pre­sen­tan­do que­sto nuo­vo svi­lup­po del capi­ta­li­smo come l’unico e il miglio­re pos­si­bi­le.

Impre­se, ma in spe­cial modo i gover­ni, sull’onda del model­lo tede­sco (pae­se che sta inve­sten­do mol­to sull’industria 4.0), stan­no pro­muo­ven­do mol­to que­sto nuo­vo model­lo pro­dut­ti­vo, che dovreb­be, secon­do le loro inten­zio­ni, raf­for­za­re e rilan­cia­re la pro­du­zio­ne, favo­ren­do il rilan­cio del­la mani­fat­tu­ra inter­na, e al tem­po stes­so favo­ren­do il “back-sha­ring”, ovve­ro il rien­tro dei siti pro­dut­ti­vi delo­ca­liz­za­ti.

La sto­ria del lavo­ro, fino­ra è pas­sa­ta attra­ver­so tre fasi distin­te e sovrap­po­ste, ma non con­cor­ren­ti tra loro, poi­ché ogni nuo­va fase ha incor­po­ra­to la Industria 4.0 - Social Media & Dataveillancepre­ce­den­te, varian­do­ne i limi­ti e le rego­le. Que­ste tre fasi sono sta­te tut­te carat­te­riz­za­te da un’invenzione di rife­ri­men­to che ha pro­dot­to con­se­guen­ze tali da gene­ra­re uno sce­na­rio pro­dut­ti­vo diver­so dal pre­ce­den­te: la mac­chi­na a vapo­re per la pri­ma rivo­lu­zio­ne indu­stria­le, l’elettricità per la secon­da, e l’introduzione dell’ICT (Infor­ma­tion and Com­mu­ni­ca­tion Tech­no­lo­gies) all’interno dei siste­mi pro­dut­ti­vi per la ter­za. La costan­te tra il pas­sag­gio da un’era all’altra è la per­di­ta, da par­te dei lavo­ra­to­ri, del­le capa­ci­tà indi­vi­dua­li per la rea­liz­za­zio­ne di un pro­dot­to, e quin­di la per­di­ta del­la cono­scen­za del pro­ces­so pro­dut­ti­vo, que­sto per­ché, con le nuo­ve disci­pli­ne dell’industrialismo, l’operaio deve ese­gui­re solo pochi com­pi­ti sem­pre ugua­li, diven­tan­do esso stes­so par­te del­la cate­na di pro­du­zio­ne.

Non abbia­mo però nes­su­na nuo­va inven­zio­ne che pos­sa esse­re assun­ta a sim­bo­lo dell’Industria 4.0. Que­sta gran­de tra­sfor­ma­zio­ne in atto, è dovu­ta a tut­ta una serie di appli­ca­zio­ni tec­no­lo­gi­che dall’alto tas­so di auto­ma­zio­ne che han­no un for­te impat­to sui siste­mi di pro­du­zio­ne, e non solo.

Ci sono vari moti­vi che dif­fe­ren­zia­no que­sta rivo­lu­zio­ne dal­le pre­ce­den­ti.

Un pri­mo moti­vo è la velo­ci­tà dei cam­bia­men­ti. Se nel­la pri­ma rivo­lu­zio­ne indu­stria­le sono sta­ti neces­sa­ri cir­ca 80 anni per­ché abbia potu­to pro­dur­re tut­ti i suoi effet­ti. La secon­da cir­ca 50 anni, e la ter­za cir­ca 30 anni: quest’ultima inve­ce, si sta abbat­ten­do sul­la real­tà e sul­le vite del­le per­so­ne, con la vio­len­za di uno tsu­na­mi. Que­sta velo­ci­tà nei cam­bia­men­ti costrin­ge i gover­ni a pro­mul­ga­re rifor­me del mer­ca­to del lavo­ro che can­cel­la­no dirit­ti acqui­si­ti dal­le lot­te degli anni pas­sa­ti coin­vol­gen­do in que­ste scel­te, sin­da­ca­ti e orga­niz­za­zio­ni padro­na­li. Allo stes­so modo, van­no rifor­ma­te altre strut­tu­re, come la scuo­la, che deve sem­pre di più ade­guar­si ai cam­bia­men­ti di mon­do del lavo­ro. Lo stes­so accor­do sot­to­scrit­to in Ger­ma­nia dall’IgMetall, accor­do ambi­va­len­te, che da un lato ridu­ce (secon­do deter­mi­na­te con­di­zio­ni) fino a 28 le ore di lavo­ro, dall’altro le por­ta fino a 40 ore (aumen­to subor­di­na­to alla sola volon­tà del lavo­ra­to­re), è un accor­do, che let­to, in un’ottica diver­sa, diven­ta un gri­mal­del­lo atto a por­ta­re, in futu­ro, un’estrema fles­si­bi­li­tà nel­la gestio­ne del­la vita lavo­ra­ti­va dei dipen­den­ti; fles­si­bi­li­tà che l’industria 4.0 richie­de.

Una secon­da dif­fe­ren­za riguar­da la por­ta­ta: in pra­ti­ca que­sta rivo­lu­zio­ne non è limi­ta­ta ad un solo ambi­to, ma inva­de mol­tis­si­mi altri set­to­ri, sia diret­ta­men­te che indi­ret­ta­men­te: in altre paro­le que­sta rivo­lu­zio­ne non si limi­ta a modi­fi­ca­re il solo set­to­re mani­fat­tu­rie­ro, ma inva­de anche altri set­to­ri, come quel­li dei ser­vi­zi e dell’educazione.

Un’ulteriore dif­fe­ren­za risie­de nel­la qua­li­tà dell’innovazione, che non riguar­da solo i pro­dot­ti, ma anche i siste­mi: se pen­sia­mo a piat­ta­for­me come Airbnb o Uber, non sono pro­dot­ti ma siste­mi nati per rispon­de­re a spe­ci­fi­che esi­gen­ze del­le per­so­ne. Piat­ta­for­me che non rimo­del­la­no solo l’offerta, ma anche le nostre abi­tu­di­ni.

In pra­ti­ca si è di fron­te a un cam­bia­men­to mol­to diver­so rispet­to agli altri, per­ché que­sta rivo­lu­zio­ne non cam­bia solo ciò che fac­cia­mo, ma cam­bia anche ciò che sia­mo, ha impat­to sia sul­la rior­ga­niz­za­zio­ne del lavo­ro ma anche sul siste­ma socia­le, il che com­por­te­rà anche una modi­fi­ca del­la doman­da e dell’offerta di com­pe­ten­ze e ruo­li pro­fes­sio­na­li.

Industria 4.0 - Social Media & DataveillanceDif­fon­den­do­si in tut­ti i cam­pi per­met­te­rà di ridi­se­gna­re equi­li­bri e gerar­chie, dema­te­ria­liz­zan­do e deter­ri­to­ria­liz­zan­do, in tut­to o in buo­na par­te, pro­du­zio­ne e con­su­mi. Se pen­sia­mo a una piat­ta­for­ma come Airbnb, che ci per­met­te di pre­no­ta­re una casa vacan­za in qual­sia­si par­te del modo, o piat­ta­for­me varie per la pre­no­ta­zio­ne di Hotel, ecco che cam­bia­no le nostre abi­tu­di­ni per­ché non ci rivol­ge­re­mo più all’agenzia del quar­tie­re o del pae­se, ma ad un’azienda con sede nel­la Sili­con Val­ley.

Mol­ti indu­stria­li e mana­ger pen­sa­no che que­sta sia una nuo­va occa­sio­ne per miglio­ra­re il pro­prio busi­ness, un modo per fare più pro­fit­ti: inve­ce que­sta rivo­lu­zio­ne avrà for­ti riper­cus­sio­ni sui model­li di busi­ness stes­si, rimo­del­lan­do­li e gene­ran­do­ne di nuo­vi. Cam­bian­do la divi­sio­ne del lavo­ro, potreb­be spaz­za­re via inte­re cate­go­rie di pic­co­li impren­di­to­ri di “clas­se media”, come i noleg­gia­to­ri di auto o i taxi­sti tra­mi­te i ser­ver di Uber, o libre­rie e pic­co­li com­mer­cian­ti, con i ser­ver di Ama­zon, e, se pen­sia­mo a un’espansione del car sha­ring (pren­den­do come esem­pio l’espansione del bike sha­ring a Tori­no), in un futu­ro pros­si­mo potrà cam­bia­re l’ecosistema urba­no, tra­sfor­man­do anche i nostri biso­gni. Un doma­ni potran­no non esser­ci più pos­ses­so­ri di auto­mo­bi­li.

(Fine pri­ma par­te)

Nel­le suc­ces­si­ve par­ti, scen­de­re­mo nel det­ta­glio su alcu­ne di que­ste tec­no­lo­gie che sono a sup­por­to di que­sta rivo­lu­zio­ne, come i Big Data, i CBS, i Cyber-phy­si­cal System, gli algo­rit­mi, il WCM (che in casa Fiat, ha get­ta­to le basi per l’Industria 4.0), ma anche qua­le potreb­be esse­re il futu­ro del lavo­ro, qua­li i mestie­ri che potreb­be­ro spa­ri­re, qua­le sarà il futu­ro dell’umanità con lo svi­lup­po dell’Intelligenza Arti­fi­cia­le.

[1]   L’additive manu­fac­tu­ring è un insie­me di tec­ni­che e tec­no­lo­gie di fab­bri­ca­zio­ne in cui il pro­dot­to fini­to è for­ma­to sen­za la neces­si­tà di lavo­ra­zio­ni qua­li aspor­ta­zio­ne, taglio, fora­tu­ra. Con que­sta tec­ni­ca, il mate­ria­le vie­ne appor­ta­to pun­to a pun­to, stra­to su stra­to, in base al model­lo ori­gi­na­le, in modo ana­lo­go a quan­to acca­de per la stam­pa digi­ta­le di un docu­men­to. Pro­prio da ciò deri­va l’ormai popo­la­re ter­mi­ne di “Stam­pa 3D”, con la qua­le vie­ne uni­ver­sal­men­te iden­ti­fi­ca­ta.

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